giovedì 22 marzo 2012

Bravi ragazzi il cazzo

Non ho mai sopportato quelli bravi. Sì, insomma, quelli precisini, puliti, sistemati, che dicono le cose giuste, che fanno le cose che vanno fatte. Non sono così, e nemmeno m’interessa la gente così. Quando uno è definito “bravo ragazzo”, è già morto. Non spaventa, non provoca, non può creare danni. E’ innocuo.
Inutile.
Cos’hanno da raccontare, i bravi ragazzi? Di cosa parlano, come riempiono le loro giornate? Cosa raccontano ad un amico che non vedono da tempo? Cosa raccontano a sè stessi allo specchio, dopo anni da bravo ragazzo? E come il mondo si renderà conto della loro presenza? Resterà solo una scia di rifiuti organici, bollette pagate e foto noiose.
I casinisti, quelli che non ne azzeccano una, sono loro i rivoluzionari. Sbagliando ci portano avanti, ci indicano una strada che mai avremmo pensato.

Allo stesso modo, non sopporto chi considera la scrittura come un congegno preciso, come un santuario da tenere pulito e sgombro da miscredenti. Non sopporto chi la tratta come una di quelle macchine nuove nuove, con quell’odore ancora dentro, che hai paura pure a portarle in giro per paura che si becchino qualche graffio, o che si sporchino. Immagino che i Baricchiani, quelli che vanno alla sua scuola pagando rette poetiche, girino con spider fiammanti e berline immacolate. A me non interessa, su quelle macchine non salirei nemmeno pagato.
La mia macchina ideale è di quelle vissute, piene di botte, con mille difetti che conosciamo e che ormai ci siamo quasi affezionati. Con robaccia sui sedili dietro e qualche cd sfuso nel cruscotto e il sedile sempre regolato male. Eppure, solo quella macchina sa portarci dove vogliamo.

Lo stesso, la mia macchina è senza benzina per ora. Magari è solo un guasto al motore e sono troppo pigro per portarla a riparare. Il punto è che ogni tanto vengo qui, mi siedo, provo ad avviare il motore ma esce solo del fumo nero come scorreggia dallo scappamento e si sente rumore come di una vita spanata, e alla fine il silenzio. Niente paura, è successo altre volte, specie quando mi metto al volante scarico, stanco, senza troppe idee. Ogni tanto mi dico che uno deve aspettare il momento, ma se il momento non arriva mai? Se non arriva mai IN GENERALE? I grandi scrittori erano quelli che s’inchiodavano il culo alla sedia anche quando non gl’andava. Questione di disciplina. A me sono mancate le basi.

Poi, per peggiorare le cose, mi sono messo nei guai da solo. Un romanzo, e neppure il primo. Che poi uno penserebbe che dopo il primo dovrebbe essere più facile. Quello che impari, invece, è solo come NON dovrebbe essere scritto un libro. Per la parte costruttiva, ripassare più tardi grazie.
E adesso questo romanzo mi pesa sul gozzo mentre le piogge rendono l’aria calda e irrespirabile e il ghiaccio nel bicchiere tintinna come risata di ragazza. Mi sono persino dato una scadenza –che è tutta da ridere, per uno sempre in ritardo. Ma mi serve psicologicamente per poter rimandare. In quello sono un dio.

Domani salirò in macchina, il motore si avvierà e mi farò uno di quei giri notturni, solitari, che solo io conosco. Me lo dico ogni giorno. Vi tengo aggiornati se succede oppure no.
E non fate troppo i bravi ragazzi, perdio.

sabato 10 marzo 2012

Poesia e’ una donna che tutti si vogliono fare, ma senza poi doverla richiamare

Sere cosi’
con l’ispirazione andata a
puttane

Poesia e’ una bellissima donna
che tutti da giovane
vogliono sposare

Nemmeno quando la vedi
con chi non la merita
ti dai per vinto

Ha attraversato i secoli
vuoi che non torni da me?

Poi capisci
che non puoi star sempre dietro
a quei capricci
quegli occhi
quei suoi assoluti
quelle vastita’

Sere cosi’
quando ne hai abbastanza di
starle dietro
e resti nella sera
a fissare infiniti
con cose da fare e lei
che aspetta sveglia

Meglio sarebbe dormire
meglio ancora andare a scopare

Sere cosi’
quando pensi che
I grandi poeti
non si sono mai sposati

Ma sposati, forse,
lo sono stati sempre

Comunque sia
ti amo.


(Marco Zangari 2012)